Dieci re d’Israele, tra cui Davide al salterio. Angeli e Arcangeli oranti, musicanti o intenti nelle loro funzioni (come trafiggere il demonio). Apostoli e altri Santi e Sante. Ciascuno dipinto in un raffinato stile tardogotico che fa pensare all’influsso di più scuole quattrocentesche. Un simile ciclo di affreschi lo si potrebbe immaginare in una cappella nel centro di una ricca città, in un grande monastero, in una cattedrale. Invece lo incontriamo dietro la cancellata di un minuscolo oratorio, all’incrocio tra due strade di campagna e una roggia, appena fuori Rocca de’ Baldi, un altrettanto minuscolo borgo disperso tra boschi e colline della provincia Granda. Una località che aveva attirato la mia attenzione scartabellando recensioni su Tripadvisor. Sembrava il posto ideale per la pausa pranzo durante una gita nel Monregalese (ho imparato che così si chiama il territorio di Mondovì). Ma Rocca offre ben più di un ristorante, si è rivelata un delizioso paesino con castello, torre civica e portici che fanno tanto Piemonte. Bisognerà tornare almeno per trovare aperta la parrocchiale, che custodisce un altare ritenuto tra i gioielli del barocco regionale.
Pochi chilometri e si raggiunge Morozzo (per gli amici appassionati di storia della chiesa Novarese: sì, proprio come il cardinale che nell‘800 fu successore di S. Gaudenzio; i Morozzo furono i signori del posto). Il paese ci accoglie innanzitutto con il santuario del Brichetto, impreziosito da un ciclo di affreschi con storie della vita di Maria e di Cristo che, a oltre cinque secoli dalla loro realizzazione, riescono ancora a raccontare con l’espressività di un film. Una madre tenta di nascondersi rannicchiandosi con il proprio bambino sotto un manto per sfuggire, invano, alla strage degli innocenti: Erode e i suoi soldati assistono impassibili al massacro. Un pretendente alla mano di Maria spezza un ramo con occhi torvi per la rabbia di essere stato “sconfitto” da Giuseppe. Una maestra se ne sta sul proprio seggio armata di staffile tenendo lezione ad alcune fanciulle, tra cui la stessa Maria.
Dopo tanto splendore si pensa di aver visto il meglio di Morozzo. Invece resta ancora da scoprire una cappella appena fuori paese, con le rocambolesche leggende della vita di S. Stefano, compreso l’episodio in cui da neonato sarebbe riuscito a sopravvivere bevendo il latte da una cervide (ma quanto era diffuso il mito del bambino allattato generosamente da un animale?).
Per oggi è tutto (e non vi ho parlato nemmeno di ciò che abbiamo fatto al mattino). Pensare che, nella migliore delle ipotesi, riguardo a tutte queste località potreste trovare due righe di descrizione giusto nella più approfondita delle guide (tipo la “rossa” del Touring Club).
Lorenzo Crola
E allora, perché non scriverla tu una guida artistica (e non) di questi magnifici luoghi? La aspettiamo presto.
Grazie Lorenzo.
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Grazie Luisa, ci penso 🙂
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Anch’io la aspetto presto !
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