Quegli affreschi finiti in Cella

Se non vi avessi già raccontato della visita al “cascinale dei frati” di Roccaforte Mondovì, dove si ammira un pregevole ciclo di affreschi del ‘400 (in una cascina!), potrei incentrare questo articolo sullo stupore di trovare un ciclo di affreschi del ‘400 in una cascina. Ma non ci piacciono le ripetizioni. E allora come presentarvi la cascina Cella?

Siamo a Proh, comune di Briona (Novara). Una località minuscola come il suo nome, posizionata nel punto in cui iniziano a innalzarsi le colline novaresi. Nei secoli deve aver contato qualcosa. Lo si intuisce al primo impatto, ovunque spuntano vestigia di un passato ben diverso: un castello, una chiesa parrocchiale, un ponte medievale. Tutto in rovina o, quando va bene, in disuso.

Poi c’è la cascina Cella. Anche l’impatto con questo complesso provoca sorpresa e perplessità. Al termine di una stradina sterrata spunta sulla destra un edificio ormai abbandonato, simile a molte case coloniche sparse nelle campagne novaresi, dove si è concentrata la vita di tanti nostri antenati che hanno legato la propria esistenza alla terra. Ma come mai su un lato compare una struttura semicircolare?

Facciamo ruotare i chiavistelli arrugginiti ed entriamo. Stanze semplici, tutte uguali. Una di esse però è dotata di abside, proprio come nelle chiese romaniche. All’esterno un cartello turistico impietosamente posizionato proprio dietro questa bella struttura è ormai scolorito e non ci può fornire informazioni. In ogni caso è evidente che la cascina è nata sui resti di un luogo sacro e ha inglobato una classica chiesa absidata. La casa di Dio diviene dimora di famiglie di contadini. Se Cristo è nato veramente in una mangiatoia, non deve essersi scandalizzato.

Il culto tra l’altro non sembra essere mai svanito del tutto, se ancora oggi troviamo fiori impolverati di fronte alle cancellate che dividono lo spazio casalingo dalle pareti affrescate con un Cristo benedicente, i dodici apostoli, una Madonna in trono e un Bernardino da Siena che, all’epoca della realizzazione del ciclo, doveva essere da poco divenuto Santo.

Caminetti anneriti e finestre incorniciate da ragnatele sono ciò che continua a parlarci della vita consumatasi in queste stanze. Quante persone si sono scaldate qui dentro? Sembra ancora di sentirle parlare di quella campagna là fuori, che era tutta la loro vita.

Lorenzo Crola

5 pensieri riguardo “Quegli affreschi finiti in Cella

  1. Spessissimo anche qui in Lombardia si trovano opere incredibili in posti abbandonati ed è veramente un peccato, secondo me. Andrebbero trovati e dato loro il giusto valore che meritano.

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