Roma, teatro dell’Opera. Una selva di corde occupa tutta la sala e il palcoscenico, per rappresentare i lacci con cui un vecchio tutore, Bartolo, tenta di imprigionare in casa la sua giovane protetta, Rosina, che intanto sogna la fuga romantica con un sedicente Lindoro (in realtà il conte d’Almaviva). Tenendola reclusa, Bartolo conta di fare di Rosina la sua sposa, ma i suoi progetti saranno scombinati dalle scaltrezze che l’amore ispira nei due giovani e dall’aiuto loro offerto dal «bravo bravissimo» Figaro. Questa la trama essenziale del “Barbiere di Siviglia”, opera che debuttò proprio a Roma nel 1816 con la musica di Gioachino Rossini e il libretto di Cesare Sterbini. Il “Barbiere” è tornato in scena nella capitale per inaugurare la stagione che è stato possibile organizzare in questi tempi di pandemia. Ma non pensate a uno spettacolo ridotto. Anzi, proprio le ristrettezze imposte delle norme anti-Covid hanno portato a un allestimento dell’opera con cui il regista Mario Martone ha capovolto le regole del teatro, perché il teatro continui a vivere.

E quindi platea vuota (ormai ci siamo tristemente abituati), assenza totale di scenografie (o meglio il teatro stesso diventa scenografia), gli interpreti si muovono tra palchi, platea, palcoscenico, dietro le quinte e strade di Roma, le macchine per produrre i rumori di scena sono ben visibili per far scoprire i segreti del teatro e il palco reale diventa il balcone di Rosina. L’opera è stata registrata in presa diretta e trasmessa sabato 5 dicembre su Rai 3. Gli esterni sono stati girati in una “Roma città gialla” con Figaro che girava in moto per fare barba e capelli a domicilio (il maestro Daniele Gatti si è gentilmente prestato per condurre il mezzo). Immagini storiche del teatro gremito per le grandi occasioni sono state inframmezzate per farci rimpiangere com’era la vita fino a un anno fa. Mascherine e visiere diventano oggetti scenici, meglio scherzarci su. Quando per esempio si vuol far credere a don Basilio (insegnante di musica) che è ammalato, non solo il maestro Gatti gli punta alla testa la famigerata pistola termica, ma tutti esprimono il proprio terrore all’idea che abbia la febbre. Come? Indossando la mascherina.
Se il Covid si sta permettendo di farci chiudere i teatri, i teatri non stanno a guardare, come stanno dimostrano molte istituzioni attualmente alle prese con l’inaugurazione di stagione. Le regole si riscrivono, le abitudini si cambiano, ma il teatro continua a vivere. Addirittura nascono nuove forme di spettacolo: quella che abbiamo visto era un’opera? O un film-opera? O un film sulla realizzazione di un’opera? Di certo si è trattato di qualcosa di talmente surreale da evocare o forse andare oltre ciò che Pirandello aveva solo osato immaginare nei suoi “Sei personaggi in cerca d’autore”.
Lorenzo Crola
Una opinione su "Capovolgere le regole del teatro perché il teatro sopravviva. Il “Barbiere” dell’Opera di Roma"