Se dovessimo nominare una cappella Sistina del Novarese, credo che la chiesa di Sant’Alessandro nel cimitero di Briona avrebbe buone probabilità di essere scelta.

È vero che si tratta di un’espressione talmente abusata che quasi ovunque sembra esistere qualcosa di analogo all’originale vaticano: cappella Sistina del paleolitico, cappella Sistina di Milano, di Savona, delle Alpi, dell’Amazzonia, del Sahara. Cappella Sistina di qua, cappella Sistina di là. Lascio a voi di sbizzarrirvi a trovarle tutte.
dopo la cascina “cella” torniamo a parlare del sorprendente patrimonio storico-artistico di questo paesino ai piedi delle colline novaresi
Provo allora a farmi perdonare per aver fatto ricorso anch’io a questo stereotipo spiegandovi perché ho deciso di adottarlo per il caso di Briona.



La chiesa di S. Alessandro è segnalata negli itinerari del romanico e degli affreschi del ‘400 locale, ma i grandi flussi turistici ignorano questo sito, così come il resto del sorprendente patrimonio storico-artistico di questo paesino ai piedi delle fertili colline vitivinicole novaresi.
Avevo iniziato a parlarvene nell’articolo sulla cascina Cella, situata in una sua frazione, ma non lontano da qui sta anche Fara con il raro ciclo dei mesi che vi ho descritto qualche settimana fa.

tra le navate di S. alessandro si possono ammirare dipinti delle principali botteghe locali del ‘400, lacerti di opere dei secoli precedenti, sinopie, affreschi staccati (e poi riappesi)
All’interno di S. Alessandro troviamo cicli di affreschi attribuiti a buona parte delle principali botteghe pittoriche operanti nel novarese fra Quattro e Cinquecento: De Campo, De Bosis, Cagnola. Ma non basta.

In un piccolo ambiente in fondo alla navata destra (trasformato a un certo punto da abside in sacrestia) ci sono delle sinopie, ovvero opere incompiute che ci permettono di capire come nasce un affresco. In facciata e su una colonna interna rimangono lacerti caratterizzati da uno stile ancora più antico.


E ancora, affreschi staccati e successivamente riappesi alle pareti, strati di affreschi di epoche diverse che si sovrappongono… Ogni possibile caso da manuale di storia dell’affresco sembra che sia qui documentato.
un caso da manuale, minacciato da una trascuratezza generale che culmina in infiltrazioni e distacchi che stanno minacciando le superfici dipinte
Eppure questa chiesa da manuale versa in condizioni preoccupanti. Non ho le competenze per valutarle a fondo, ma credo che infiltrazioni e distacchi che minacciano le superfici dipinte siano segnali inequivocabilmente allarmanti, tanto per segnalare solo l’aspetto più lampante di un contesto di generale degrado.




E qui iniziano le differenze rispetto alla Sistina, la quale è oggetto fortunatamente di ben altre attenzioni. Eppure anche il gioiello del Vaticano aveva i suoi problemi conservativi, considerate le frotte di visitatori che ogni giorno la affollavano per guardare la volta michelangiolesca attraverso gli schermi dei loro smartphone, finendo per trascurare i capolavori alle pareti che riuniscono buona parte delle scuole pittoriche operanti nell’Italia dell’epoca.
Lorenzo Crola
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https://phileasfogg2020.com/2020/11/24/quegli-affreschi-finiti-in-cella/
Preoccupante il fatto che non ci si impegni per proteggere il nostro sconfinato patrimonio artistico! E grazie a chi invece dà luce ai siti meno battuti dalle folle! 🙂
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Probabilmente solo accendere i riflettori su questi gioielli dimenticati potrebbe smuovere qualcuno a salvarli. Speriamo…
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E pensare che di questi luoghi ne abbiamo davvero molti, spesso dimenticati e non più recuperabili. Hai pensato a fare una segnalazione al Fai?
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Credo che il Fai locale la conosca, devono anche averla aperta in occasione di Giornate di primavera passate…
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