Con l’aiuto di veri-finti krumiri di Casale Monferrato e autentici shortbread scozzesi, sabato scorso si è tenuto nella consueta cornice erbosa il secondo antigruppo di lettura organizzato da phileasfogg2020.com
Di cosa abbiamo parlato?
Ecco i quattro titoli che abbiamo scelto (se tre ospiti su quattro sono tornati al secondo appuntamento, significa che tanto male questa iniziativa non è 🙂 ):
“Lo scarafaggio” di Ian McEwan (Einaudi)
“Basta così” di Wislawa Szymborska (Adelphi)
“Il castello nel cassetto” di Katharina Von Arx (L’Orma)
“La trilogia dei colori” di Maxence Fermine
Come potete notare, anche la poesia ha fatto il suo ingresso nelle nostre chiacchierate. Sì perché in questi incontri potete venire a parlare di qualcunque genere, anche un manuale di chimica… purché si tratti di un libro!
Questa volta come strumenti per orientarsi nel mondo della lettura sono emersi i seguenti siti:
E i libri di questo antigruppo, li avete letti? Che cosa ne pensate? Di quali titoli avreste parlato voi?
Aspetto i vostri commenti e, se volete approfondire “Il castello nel cassetto” (il libro di cui ho parlato io) vi rimango al mio articolo di un anno fa.
Al prossimo antigruppo (per partecipare scrivetemi qui)!
Su un bel prato verde – tra margheritine, teli mare e dell’ottima acqua fresca – è andato in scena il primo “antigruppo di lettura” organizzato da phileasfogg2020.com
In realtà io ho solo fatto correre la voce tra amiche e amici appassionate/i di libri e il gruppo si è bell’e formato.
Perché antigruppo? Semplicemente perché i gruppi di lettura si fanno per parlare di un unico titolo che tutti hanno letto. Qui invece ognuno ha parlato di un romanzo a scelta.
Non so se l’idea sia stata già praticata, probabilmente sì, ma l’antigruppo è nato così, semplicemente per fare una chiacchierata molto familiare a proposito di libri. Anzi, l’idea mi era venuta alla presentazione dell’ultima raccolta di poesie di Anna Maria Russo, “Anatomia dell’essere anima”, dove si era creato un clima di questo tipo.
Questi i titoli di cui abbiamo parlato:
“Tornare nel bosco” di Maddalena Vaglio Tanet
“Il monaco” di Matthew G. Lewis e Antonin Artaud
“Zona” di Geoff Dyer
“Sette minuti dopo la mezzanotte” di Patrick Ness e Siobhan Down
Il duca” di Matteo Melchiorre (presentato dal sottoscritto: se volte saperne di più, ne avevo parlato qui )
Lascio ai partecipanti, se vogliono, il compito di spiegarci nei commenti perché hanno presentato questi volumi e chiedo a tutti voi se li avete letti e che cosa ne pensate.
Sicuramente è stata una piacevole occasione per parlare di libri, scambiarsi consigli, saltando dal romanzo gotico ai libri per ragazzi, dalle vallate alpine a luoghi distopici.
E ci siamo anche consigliati qualche utile strumento per affrofondire, per esempio:
“Ad alta voce” (un tesoro di audiolibri, disponibile su Raiplay)
“Il tascabile”, portate di Treccani dedicato alle recensioni
Voi ne fate uso?
Gruppi e antigruppi possono naturalmente convivere: nessuno dice che bisogna parlare di libri diversi o di uno solo. A noi è andata di sperimentare questa formula…
Se vi interessa far parte dei prossimi incontri (sono in programma anche nuove sedi). Non vi resta che scrivermi qui
La recente cerimonia che ha visto protagonista re Carlo III del Regno Unito, con i suoi tratti solenni e ancestrali, mi ha fatto pensare a come venga sviluppato il tema dell’incoronazione nel teatro d’opera.
Il caso più esplosivo è senz’altro “Il viaggio a Reims” di Gioachino Rossini, sebbene in queste due ore di musica non compaiano né un re né un’incoronazione.
Come in un film di Luis Buñuel (ma parliamo di un’opera di duecento anni fa) l’evento a cui tutto tende non giunge mai a realizzarsi.
LA CERIMONIA DI SABATO SCORSO A LONDRA, CON I SUOI RITI SOLENNI E ANCESTRALI, MI HA FATTO PENSARE AL ROVESCIAMENTO DI QUESTO TEMA IN UN’OPERA DI ROSSINI
È la storia di una bizzarra compagnia di nobili e colti personaggi di varie nazionalità europee che si ritrovano alle terme di Plombières e cercano di organizzare, appunto, un viaggio a Reims, nella cui cattedrale (come da tradizione secolare) è in programma l’incoronazione re Carlo X (di Francia).
LOCANDINA DEL MIO PRIMO “VIAGGIO A REIMS”
La genialità di Rossini e del suo librettista Luigi Balocchi è consistita nel trasformare quella che avrebbe dovuto essere una cantata celebrativa della reazionaria restaurazione di un reazionario monarca in un gustosissimo dramma giocoso al limite del teatro dell’assurdo, con un continuo movimento tra ironia e parodia che poggia su una musica fresca, brillante, dall’inventiva stupefacente e dai pirotecnici virtuosismi, capace quasi di superare il giovanile “Barbiere di Siviglia”. «L’ironia consapevole di Rossini ne fa qualcosa di estremamente modero e lontano dall’idea di piaggeria cortigiana» scrivera Luigi Rossi su La Stampa.
Come avvenuto per l’incoronazione di Carlo III (del Regno Unito), c’è in questa cantata uno spirito cosmopolita che culmina nell’intonazione di sette canzoni nazionali da parte di ciascun protagonista, compreso “God save the king”, che però qui diventa “Dell’aurea pianta il germe amato.
“IL VIAGGIO A REIMS” A CASA MIA
«Una specie di Onu del balcanto» l’ha definita Klaus Geitel. Siamo a dieci anni dalla caduta di Napoleone e aleggia la speranza di una stabilizzazione europea sotto le restaurate monarchie.
So che la domanda sorge spontanea. La risposta è: no, mi spiace, l’Italia non è rappresentata, anche se il dramma andò in scena in italiano (in Francia, in onore del re di Francia: per farvi capire il ruolo culturale che giocava allora la nostra lingua…).
“IL VIAGGIO A REIMS”, TRA VIRTUOSISMI PIROTECNICI E UNA STUPEFACENTE INVENTIVA, ESPRIMEVA LA VISIONE DI UN’EUROPA NUOVAMENTE STABILIZZATA SOTTE LE MONARCHIE RESTAURATE DOPO LA PARABOLA NAPOLEONICA
La prima messa in scena moderna di questa cantata, dopo le sole quattro esecuzioni ai tempi di Rossini, è avvenuta nel 1984 proprio nella città natale del compositore, Pesaro, nell’ambito del Festival operistico a lui intitolato.
Uno spettacolo memorabile, reso possibile dalla ricostruzione della partitura attraverso ricerche d’archivio condotte tra Parigi, Roma e Vienna (la storia del successo e della subitanea scomparsa di quest’opera, fino al ritrovamento, sono a loro volta un romanzo).
IN PIENA RESTAURAZIONE, ROSSINI E IL SUO LIBRETTISTA BALOCCHI METTONO IN SCENA UN DRAMMA GIOCOSO DEDICATO A UN EVENTO CHE NON SI REALIZZA MAI. DUECENTO ANNI PRIMA DI BUÑUEL
Qui scatta l’ulteriore collegamento con la cerimonia londinese di sabato scorso, in quanto per la tanto attesa ripresa del “Viaggio a Reims” fu ideato da Luca Ronconi un allestimento (con scene e costumi di Gae Aulenti) che prevedeva fuori dall’auditorium la rappresentazione dell’incoronazione di Carlo X, proprio quell’evento che i personaggi sognano di vedere ma non riescono a raggiungere.
Lo spettacolo fu poi ripreso a Milano nel 1985, con il passaggio nelle vie della città di una sontuosa sfilata storica che nulla aveva da invidiare all’incoronazione di Carlo III.
«Se dovesse andare su un’isola deserta che libro porterebbe con sé?». L’ho sempre considerata una domanda sciocca e abusata.
Pur adorando i libri, non riesco a immaginare che la lettura possa riempire o anche solo aiutare ad affrontare una vita di totale isolamento.
Per questo motivo avevo applaudito Alessandro Gassman quando, in un’intervista a “Tuttolibri” della “Stampa”, aveva dichiarato: «Non so rispondere ad una domanda così triste».
Tristezza e sciocchezza si intrecciano nella storia che ho scoperto proprio su “La Stampa” in questi giorni e che mi ha riportato alla mente quella domanda.
La storia è quella di Beatriz Flamini, 48enne spagnola appassionata/fanatica di speleologia, che ha vissuto per circa 500 giorni rinchiusa in una caverna nei dintorni di Granada.
LA SPAGNOLA BEATRIZ FLAMINI SI È SOTTOPOSTA A UN ISOLAMENTO ESTREMO DI 500 GIORNI. SAGGIA O SCELLERATA? IMPOSSIBILE DIRLO, DI CERTO ÈUN’IMPRESA CHE FA RIFLETTERE
Quando è uscita dall’antro, due settimane fa, pare che la notizia ad averla maggiormente sorpresa sia stata la morte della regina Elisabetta. Tra i fatti di cui non aveva avuto notizia c’era anche lo scoppio della guerra Russia-Ucraina.
Nei giorni in cui Beatriz salutava (temporaneamente) il mondo, nel novembre 2021, qui in Italia veniva ideato il super green pass. È curioso (o forse no) che il suo ritiro sia avvenuto proprio in un periodo di reclusione mondiale.
In ogni caso, da autore del blog intitolato al protagonista di “Il giro del mondo in 80 giorni”, non potevo non soffermarmi su questa storia che almeno un po’ fa pensare all’altro indimenticabile romanzo di Jules Verne, “Viaggio al centro della terra”.
CIMITERO MONUMENTALE, MILANO
Solo un po’ però. Non posso non concordare con quanto ha dichiarato lo speleologo Sergio García-Dils: «Rimanere 500 giorni in grotta non è speleologia, la speleologia è studio, è esplorazione del mondo sotterraneo, animali, aria, acqua, rocce, biodiversità, fisica. Immaginiamo di passare 1000 giorni in una barca ormeggiata a Marbella, questo non farebbe di me un marinaio».
NATURALMENTE IL MIO INTERESSE È ANDATO SUBITO ALLE LETTURE: CHE COSA SI SARÀ PORTATA DIETRO PER INGANNARE IL TEMPO? E VOI CHE COSA VI PORTERESTE?
A favore di Beatriz Flamini va però il fatto di aver approfittato di questa esperienza per condurre esperimenti sugli effetti psicologici dell’isolamento.
Di certo la invidio per aver vissuto senza smart phone per un anno e mezzo.
Il mio interesse naturalmente è andato soprattutto all’aspetto librario. Ho letto che questa record woman di isolamento sotterraneo ha portato con se una sessantina di volumi. La lettura è una delle attività che l’hanno aiutata a ingannare il tempo assieme al disegno e al lavoro a maglia.
Non è dato sapere che cosa ha scelto e devo dire che ciò mi incuriosisce molto. Forse la famosa domanda che citavo all’inizio non è così sciocca.
Allora la rigiro a voi: quali libri vi portereste nella caverna? Non ve ne chiedo 60, solo i primi sei che vi vengono in mente.