Il posto giusto nella stagione sbagliata

Il fascino di un’abbazia a picco sul mare. Un silenzio in cui fa breccia solo il frangersi delle onde. L’aura meditativa di cui solo un millenario complesso benedettino sa essere avvolto.

Ecco tutto ciò che non ho provato arrivando a San Fruttoso, in una mattina di metà settembre, quando la spiaggetta antistante il piccolo ma possente monastero era ancora affollata di bagnanti, tra il gracidare di orde di bambini e il continuo attracco di battelli sovraccarichi di turisti.

Appena ho iniziato ad avvistare questa baia, che mi è parsa comunque un luogo fatato, il pensiero è stato: devo tornare in un’altra stagione.

In realtà me lo dico spesso, quando visito posti che amo. Dobbiamo tornare nei luoghi che ci hanno lasciato il segno. Non ho mai capito chi dice: «Bello, ma ci sono già stato».

POSSO RESISTERE A TUTTO TRANNE CHE ALLA CURIOSITÀ. COSÌ HO VOLUTO ANDARE A SCOPRIRE QUELLO STRANO LUOGO RAGGIUNGIBILE SOLO A PIEDI O IN BARCA

Il passare delle stagioni conferisce vesti diverse, tutte da scoprire. A San Fruttuoso mi sono reso conto che lo splendore si raggiunge in bassa stagione.

Per tutto il tempo della visita mi sono immaginato che cosa si proverebbe a entrare in quella baia a bordo di una barchetta solitaria, avvolta dalle brume autunnali, per poi aggirarsi lentamente fra gli austeri ed eleganti ambienti dell’abbazia.

Pur nella calca riminese, San Fruttuoso, la perla di Camogli (Genova), mi ha stregato. Attendevo di visitarla da circa 25 anni, da quando una gita scolastica doveva portarci qui e poi non se ne fece nulla causa maltempo.

Questa storia di un posto dove si poteva arrivare solo in barca o a piedi mi aveva incuriosito. E io posso resistere a tutto, tranne che a soddisfare le curiosità, anche se dopo decenni di attesa.

APPENA ENTRATO NELLA BAIA DI SAN FRUTTUOSO, AFFOLLATA DAI VILLEGGIANTI ESTIVI, HO INIZIATO A IMMAGINARE QUELLO SBARCO IN UN’ATMOSFERA COMPLETAMENTE DIVERSA, SILENZIOSA, BRUMALE E MEDITATIVA

La curiosità è aumentata esplorando prima il minuscolo borgo, tutto da conquistare nei suoi piani sovrapposti, con scale, scalette e cunicoli per muoversi.

È aumentata pensando a come la tradizionale organizzazione di un monastero sia stata qui adattata alla particolare conformazione del luogo, tra asimmetrie e geometrie.

E come i monaci abbiano adattato la loro vita alla particolare struttura che ne è nata.

La curiosità è aumenta anche esplorando la struttura nella sua evoluzione secolare. La chiesa stretta tra monte e chiostro è un ascensore per viaggiare fra i secoli: quando siete nella cripta, o meglio nel basso ambiente dove si possono vedere i resti della chiesa più antica, alzando lo sguardo potete salire dritti fino alle volte della chiesa superiore.

Un viaggio iniziato nell’VIII secolo, quando in questa baia sarebbe sbarcato Prospero vescovo di Tarragona,  in fuga dai mori, portando le ceneri di San Fruttuoso, primo vescovo della città. Lui cercatamente non trovò una calca di villeggianti.

Soltanto dal X secolo, si insediò una comunità benedettina, destinata a trasformare questo rifugio in una potetente abbazia.

LO SGUARDO CORRE VIAGGIANDO FRA SECOLI DI STORIA E SCOPRENDO COME LA COMUNITÀ MONASTICA SI È ADATTATA ALLA PARTICOLARE CONFORMAZIONE DEL TERRITORIO

Acquistato dalla famiglia dei Doria nell’800, il complesso ospitava già il loro sepolcreto da almeno cinque secoli. Un ambiente, quest’ultimo, che promana fascino, severità, gioco e solennità con il rigoroso e semplice ripetersi di arche in pietra bianca e nera.

Oggi l’abbazia è una delle perle gestite dal Fai, Fondo Ambiente Italiano.

Il lato a mare è cambiato da quando un’alluvione si è mangiata la prima campata della chiesa e, con il movimento di materiali, ha creato la spiaggia. Prima il mare arrivava letteralmente fino all’abbazia.

Si arriva a San Fruttuoso solo a piedi o in barca, dicevamo. Quale mezzo scegliere? Mi attraeva di più la seconda, forse memore dell’emozione provata nell’arrivare in barca a Santa Caterina del Sasso, sulla sponda lombarda del lago Maggiore.

Così sono partito in battello da Santa Margherita Ligure (l’idea di lasciare la macchina a Portofino si è rivelata un po’ scomoda, soprattutto per il portafoglio).

Ed ecco che la guida rossa del Touring Club mi dà ragione: «L’itinerario marino, da preferire per le interessanti vedute d’insieme delle alte scogliere, consente una migliore percezione dei differenti ambienti naturali che questo tratto di promontorio presenta».

Peccato non mi abbia sconsigliato l’approdo in estate. Lo faccio io dunque, per chi avesse intenzione di andare a San Fruttuoso.

Lorenzo Crola

[ Liguri rapuere 4 – continua]

Puntate precedenti:

7 pensieri riguardo “Il posto giusto nella stagione sbagliata

  1. Scusa, c’era per caso una “locanda”? Chiedo perché mi è capitato tempo fa di guardare una puntata di “4 alberghi” (una trasmissione tv con Bruno Barbieri) e il posto mi sembra simile. Ovviamente, lui e i 4 albergatori lo hanno visitato fuori stagione ed era un luogo davvero suggestivo.

    Piace a 1 persona

  2. mai titolo fu più giusto! 👍👍👏👏👏👏 Se vuoi godere al meglio di questo spettacolare angolo di Liguria devi vederlo d’inverno, o al limite in questa stagione, in estate oltre al caldo atroce, il paesaggio è rovinato dalla massa di turisti come testimoniano anche le tue immagini👍😊

    Piace a 1 persona

Lascia un commento