Leoni, serpenti e la misteriosa scimmia-leopardo a San Fiorenzo di Bastia

San Fiorenzo, a Bastia Mondovì, è una chiesa che mi ha sfiancato. La concentrazione di storie dipinte è tale che ne sono entrato meravigliato e ne sono uscito esausto.

Ho persino dimenticato di scattare foto esterne. E così in questo articolo non ne troverete…

Lascio quindi a voi il compito di immaginare come si presenta al viandante questa cappella quattrocentesca ad aula unica, la cui frugalità esterna cela un esuberante ciclo di affreschi interno, concluso intorno al 1470.

Le storie di Sant’Antonio abate (così ricche di mirabolanti dettagli della vita di questo asceta del deserto), le storie dell’infanzia e della passione di Cristo, l’immenso quadro della Gerusalemme celeste e dell’inferno, infine le storie dello stesso Santo Fiorenzo: sono i film a cui possiamo assistere in questa chiesa attraverso una successione di fotogrammi dipinti.

LA FRUGALITÀ ESTERNA DI QUESTA CHIESA NASCONDE ESUBERANTI CICLI DI STORIE AFFRESCATE, DALLA LOTTA TRA SERPENTI E AQUILE ALLA CAVALTA DEI VIZI

Quando l’ho visitata, nel settembre 2020, non ho tralasciato di cogliere ogni singolo episodio con la macchina fotografica.

Così all’uscita mi sono trovato un po’ disorientato dalla sequela di Santi, dannati e anche tanti animali, a partire dal tema della cavalcata dei vizi, oggetto di particolare attenzione nella serata “Sulle orme di animali dipinti” che (per chi c’era e chi non c’era) vi sto raccontando in questa serie di articoli.

Partiamo però dalle storie dal Santo titolare della chiesa, che avrebbe salvato una città da un’invasione di serpent(on)i.

Ogni cultura ha preso posizione nei confronti di questo tipo di animale, dall’adorazione al terrore, e lo ha collegato ora alla morte, ora alla vita, ora alla rigenerazione, alla fertilità o anche alla guarigione.

OGNI CULTURA HA PRESO POSIZIONE NEI CONFRONTI DEI RETTILI, COLLEGANDOLI A OGNI SORTA DI SIMBOLISMO, DALLA MORTE ALLA RIGENERAZIONE

In questo caso vediamo delle aquile che intervengono per cacciare i serpenti, visti come terribili invasori (vi è anche chi vi legge una rappresentazione della lotta contro i saraceni da parte dell’aquila imperiale).

L’aquila è un animale possente, legato all’idea di potenza e di vittoria. In questa storia può essere vista anche come figura di Gesù che lotta con il diavolo.

Soffermiamoci ora su un fotogramma delle storie di S. Antonio, dove fa la sua comparsa il leone, un animale emblema di forza e fierezza fin dall’antichità.

Due leoni, che divenono docili e alacri collaboratori al cospetto di questo carismatico Santo, sono ritratti nell’atto di scavare una fossa per S. Paolo eremita, amico e raro compagno nella solitudine desertica di S. Antonio.

E ora andiamo verso la rappresentazione dell’Inferno.

Sotto un mostro maciulla corpi di dannati si snoda la cosiddetta cavalcata dei vizi.

Le allegorie più fortunate usate nel Medioevo per rappresentare i vizi capitali facevano proprio ricorso alla rappresentazione di bestie, per sottolineare il carattere animalesco dell’uomo nel lasciarsi andare a questi peccati.

LA CAVALCATA DEI VIZI È UN’INESORABILE CADUTA DI UOMINI E DONNE NELLA BESTIALITÀ DEL PECCATO E LA COLPA DI OGNI PERSONAGGIO SI RISPECCHIA IN UN ANIMALE

E così ecco  la superbia, rappresentata da un re in groppa a un leone.

È la prima coppia ad essere ingoiata da un mostro infernale di cui ci basta scorgere la testa per atterrire.

Seguono altre tre figure maschili (ira/uomo che cavalca un lupo e si trafigge la gola, gola/uomo che beve e mangia spiedo con volpe, accidia/uomo mollemente adagiato su asino) e tre femminili (invidia/donna che cela il volto su una creatura variamente interpretata, dalla scimmia… al leopardo, lussuria/donna che solleva gonna e si guarda allo specchio stando su un caprone, avarizia/donna macilenta su un cane che addenta osso). 

Ogni personaggio è incatenato agli altri, in un inesorabile caduta verso la perdizione.

Chi ha compiuto l’improba impresa di dipindere tutto ciò? La critica ha fatto vari nomi di artisti molto attivi nel Monregalese nel ‘400, Frater Henricus, Giovanni Mazzucco, Matteo e Tommaso Biazaci, Antonio Monregalese.

Certa è l’attività di più maestri in questa sterminata superficie dipinta, una delle più vaste del Piemonte.

Maestri dal linguaggio semplice e diretto, espressione di una religiosità rurale che sembra portare l’osservatore direttamente dalla campagna alla cappella.

Siamo in un altro mondo rispetto alla raffinatezze di uno Jaquerio, che abbiamo visto nella prima puntata di questa serie. Un mondo che sta al di fuori delle ambizioni rinascimentali, ma estremamente comunicativo e coinvolgente, come un film che ogni tanto si vuole rivedere.

Proprio quello che è capitato a me, che ho voluto fotografare ogni scena, per averla sempre con me.

Lorenzo Crola

[ Atti della serata “Sulle orme di animali dipinti” 2 – continua]

10 pensieri riguardo “Leoni, serpenti e la misteriosa scimmia-leopardo a San Fiorenzo di Bastia

  1. Così ricchi da creare un senso di vertigine causato dai dettagli. Non posso non immaginare la miscela di sentimenti che poteva suscitare all’epoca della commissione.

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