Salone dell’Arengo, complesso monumentale del Broletto di Novara. Un ambiente austero dove tra alte pareti, imponenti travi e affreschi ci si può ancora sentire nel cuore della città medievale. Una schiera di personaggi lussuosamente abbigliati si presenta in ginocchio al cospetto della Madonna col Bambino.
Il più vicino a Maria è un fanciullo in fasce, seguono altri sette tra fratelli e sorelle, oltre ai genitori. Ciascuno è affiancato da un Santo protettore che giustifica il privilegio di questo divino incontro. Senza dubbio una famiglia illustre, come confermano anche i vestiti alla moda.
Nulla di strano se la troviamo raffigurata in un luogo così rappresentativo per la comunità cittadina. A ben vedere però, il supporto della scena è un affresco staccato. Ma staccato da cosa? Da dove viene quest’opera?

Dobbiamo fare un salto di circa 20 km a nord del capoluogo, a Barengo, grazioso borgo dolcemente adagiato sulle colline novaresi. E poi ancora un salto a nord rispetto al centro del paese, tra campi, boschi e stradine di campagna.
Percorriamo una di queste ultime. Ci lasciamo alle spalle una “location” per matrimoni, poi una cascina ed ecco comparire tra piante ormai quasi spoglie qualcosa di desolante e affascinante al tempo stesso.
Un presbiterio davanti al quale la navata è per metà sprofondata, coperto da piante e rampicanti che pendono da ciò che rimane della volta. I muri rimasti in piedi, ormai privi di intonaco e affreschi, sono formati da pietre solide e ben ordinate tipiche delle chiese romaniche.
Ciò che si è salvato del ciclo pittorico di questo edificio è finito proprio a Novara, ben custodito nel salone dell’Arengo. Non amo gli affreschi staccati dal contesto per cui sono stati creati, mi fanno venire in mente gli animali allo zoo, sradicati dal loro habitat. A volte la scelta di compiere questa operazione è un incomprensibile arbitrio, altre volte però rappresenta la salvezza.



A Barengo sono rimaste le rovine di un luogo di culto che ha iniziato a conoscere la propria fortuna ai tempi del romanico, quando qui pulsava la vita di una comunità poi trasferitasi altrove.
Un oratorio all’epoca dotato di ben altra visibilità, se pensiamo che quella numerosa (e potente) famiglia aveva deciso di farsi immortalare proprio su quelle pareti.
Nei secoli la struttura continua comunque a rappresentare qualcosa per la comunità locale. A un certo punto si decide di rimodellarla con l’aggiunta, tra l’altro, di graziose finte finestre, che ancora sfidano sgretolamento e incrostazioni. Le finestre vere hanno invece perso la loro essenza perchè un dentro e un fuori sono ormai impossibili da definire.
E alla fine abbandono, fatiscenza, crollo.
E dopo ancora, le attenzioni di chi non accetta che tutto venga totalmente avvolto dalla vegetazione. Una carriola, una scopetta, materiali recuperati dal cedimento e riordinati in un angolo fanno pensare che qualcuno ha ancora a cuore il decoro del sito.
Lorenzo Crola


ciao Lorenzo, mi chiamo Giulio, ho un blog un po’ particolare dove cerco di raccontare tutto il Piemonte un po’ a modo mio, ma sto pian piano girandolo tutto, comune per comune e frazione per frazione visitando o fotografando (male) tutti gli edifici o particolari storici che vorrei in qualche modo raccontare. Visto che una grossa parte di questi è rappresentata da chiese romaniche e antichi oratori, vorrei chiederti un paio di cose se puoi: questo per caso è l’oratorio di S.Giuseppe a Barengo dopo la cascina Vallazza? Avrei ancora parecchie altre domande (ad esempio se la cella di S. Maria a Proh è visitabile)
Da oggi seguirò il tuo blog perchè mi sarà molto di aiuto credo; non ti chiedo di seguirlo, ovviamente se lo farai mi farà piacere, ma spero di poterti contattare per chiederti lumi su alcuni luoghi che vorrei vedere anche io. Grazie!
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Ciao Giulio, complimenti per il tuo blog, mi sembra davvero un bel progetto per far conoscere il nostro amato Piemonte. Lo seguirò, sarà utile anche a me leggerti!
Per quanto riguarda gli oratori di Barengo, San Giuseppe è un altro sito rispetto a quello di cui parlo in questo articolo, ma è sempre nelle campagne di Barengo (verso Fara). L’oratorio della Cascina Cella, benché privato, è sempre visitabile: la porta per entrare la lasciano aperta, ma l’abside affrescata non è totalmente accessibile, si può vedere attraverso una inferriata. Non esitare a contattarmi, se ti servono altre informazioni.
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Grazie mille Lorenzo, gentilissimo! Ok, pensavo fosse quello di S. Giuseppe ma so che in quella zona ce ne sono moltissimi, a volte nemmeno censiti, per cui vanno trovati col lanternino 😀 Prima mi sono informato per la Cella, quindi mi sa che domani farò un saltino, visto che farò un bel giro in tutta la zona
(tra l’altro non vedo l’ora di visitare quella romanica di Momo, so che è stupenda, attendo le giornate del FAI)
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Ottimo. Buona visita. Tieni presente che le foto dovrai farle attraverso le sbarre 🙂 Per Momo no problem, sono di casa. Basta che mi avvisi
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grazie! non mancherò!
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