Un lago senza confini, un romanzo senza genere. “La stanza del Vescovo” di Piero Chiara

Immaginate di navigare tra incantevoli isolette, castelli in rovina tra le onde, un monastero a picco sull’acqua e una sequela di graziosi porticcioli ove attraccare quando vien voglia di mettere piede a terra. Questo è il lago Maggiore su cui si lascia dolcemente trasportare la “Tinca”, barca a vela scelta come dimora itinerante da un personaggio di cui non ci è dato conoscere il nome.  Eppure è lui stesso a decidere di raccontarci la sua storia e la sua scelta di vivere rimbalzando tra questi luoghi ameni. Finché un giorno decide di fermarsi a Oggebbio, sulla sponda piemontese, poco a nord di Verbania. Qui l’anonimo navigante incappa nell’Orimbelli, una figura che, a volerla descrivere efficacemente, occorrerebbe tratteggiarla come il personaggio tipico di certi film di Ugo Tognazzi, decaduto e inconcludente ma inguaribile piacione e gran imbonitore (inevitabile fu la scelta di questo attore quando si adattò la vicenda per il grande schermo).

L’ANONIMO PROTAGONISTA-NARRATORE VIVE SU UNA BARCA CHE CONTINUA A RIMBALZARE TRA I PORTICCIOLI DEL LAGO, FINO ALL’INCONTRO FATALE CON L’ORIMBELLI

L’attracco a Oggebbio è l’inizio di un’amicizia e di un’avventura che evolverà in giallo. L’innominato velista viene ospitato dall’Orimbelli e pernotterà in quella camera lussuosa e un po’ inquietante, “La stanza del Vescovo”, che dà il titolo al romanzo di cui ho deciso di parlarvi. Una stanza in rosso, dove trascorreva i soggiorni estivi monsignor Alemanno Berlusconi. Del prelato si conserva un abito di panno roso dalle tarme, che nessuno osa toccare. Come facciamo un po’ tutti con i vestiti degli avi che non abbiamo il coraggio di rimuovere dai vecchi armadi.

Nel 1976 “La stanza del Vescovo” segnò l’apice creativo di Piero Chiara, scrittore di lago che, non solo nacque e visse l’infanzia a Luino (sponda lombarda), ma fu anche narratore innamorato del Maggiore. Un luogo dell’anima, dotato di un’anima. Nelle storie di Chiara il lago diventa un mare senza sponde né confini, anche quando la “Tinca” si spinge fin su ad Ascona, in Svizzera, per l’ennesima avventura galante del duo Orimbelli-innominato.

LA BELLA MATILDE TURBA LA QUIETE NELLA VILLA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI, FINO ALLA SVOLTA IN GIALLO

Chiara immagina fatti di trent’anni prima, all’indomani della fine della guerra. Berlusconi era ancora un cognome come tanti e lo scrittore lo sceglie per questa facoltosa famiglia che comprende donna Cleofe e suo fratello Angelo, un ingegnere dato per disperso in Africa. C’è poi la moglie per procura di quest’ultimo, Matilde, talmente bella che, nel film che seguì a ruota il successo del libro, venne interpretata da Ornella Muti. Cleofe sposa l’Orimbelli. Ma con una bella Matilde in casa, potete immaginare quali irrequietezze si scatenino. E così, verso il finale, le acque si fanno sempre più torbide e la storia d’amore si intreccia al poliziesco. Dopo aver superato le frontiere geografiche, Chiara si lascia alle spalle anche le rigide demarcazioni tra generi letterari.

IL LAGO MAGGIORE DESCRITTO DA PIERO CHIARA GUARDA AI FASTI DELLA BELLE ÉPOQUE E INVIDIA LA MOVIDA DELLE SPIAGGE MARINE

Il Maggiore descritto da Chiara è un mondo che guarda ai fasti della Belle époque. Ancora si può saltare a bordo dell’Orient-Express a Stresa e pernottare al Grand Hotel, ma al tempo stesso si invidia la movida degli stabilimenti marini e lo sbarco di una “Tinca” è un evento da spiare dietro le finestre in un paesino come Oggebbio, dove gli edifici “parevano dipinti su un telone, tanto erano privi di vita”.

Lorenzo Crola

8 pensieri riguardo “Un lago senza confini, un romanzo senza genere. “La stanza del Vescovo” di Piero Chiara

  1. Negli anni della mia giovinezza ho adorato Piero Chiara. E ancora oggi ci sono alcuni suoi romanzi (“Il cappotto di astrakan” su tutti) che di tanto in tanto rileggo, e sempre con l’affetto di un tempo. Grazie per questa ulteriore occasione per incontrarlo.

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    1. Grazie, Attilio. Credo che sia un autore da far riscoprire, assieme ai luoghi che ha raccontato. Adesso sto leggendo “Il piatto piange” e ammiro il modo in cui riesce a portarti nei vari angoli della sua Luino, a fartene respirare l’atmosfera e a metterti a contatto con i personaggi più caratteristici

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